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Edipower ha l'obbligo di presentare un piano di adeguamento

mercoledì 22 maggio 2013
Edipower ha l'obbligo di presentare un piano di adeguamentoSulla vicenda della centrale di Brindisi Nord (EDIPOWER-A2A) credo che sia necessario riportare alcune note di chiarimento, proprio in virtù della confusione che si va creando, di incongruenti accuse al mondo ambientalista ed allo stesso Sindaco di Brindisi che, invece, è del tutto coerente con il proprio programma elettorale, in merito alla chiusura della centrale.
Fa specie che, aldilà di una vaga ed irrazionale proposta di riutilizzazione dei circa 60 Ha occupati dalla centrale ad una non meglio specificata attività di “retroportualità”, che disconosce l’oggettività della presenza di migliaia di metri quadrati sulla retro banchina di Costa Morena, del tutto inutilizzati, l’unica proposta razionale e concreta sia venuta dal Circolo di Legambiente di Brindisi e ratificata con un recente incontro a Roma fra Legambiente nazionale e la stessa A2A.
Ho sempre più la sensazione che nel macrocosmo delle varie organizzazioni a difesa dei lavoratori (con la sola eccezione della CGIL che evidenzia sforzi di programmazione e proposta), degli imprenditori, ecc. oltre che della politica, ci sia solo la capacità di attivare forme di denigrazione, congiuntamente alla totale vacuità nella individuazione di proposte mirate alla risoluzione dei problemi della zona industriale ed alla riconversione e riqualificazione della stessa.
Legambiente Brindisi lo ha fatto e, pur di sembrare ripetitivo, ha proposto la realizzazione di una Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata (APEA) nella quale andare ad inserire anche l’area della centrale Edipower, opportunamente riconvertita alla green economy; ci siamo anche spinti oltre, pur riconoscendo che non è il nostro compito e, sopperendo al “nulla”, abbiamo proposto la realizzazione di un “Distretto” che veda l’utilizzo dell’area per la produzione di energia pulita dal sole e con al tecnica del “termodinamico” (vedi centrale Archimede a Priolo), la realizzazione di una sezione di sperimentazione delle nanotecnologie da immettere sempre nell’ambito della green energy-economy (Università del Salento, Cittadella, ecc.) e, per ultimo, la promozione e commercializzazione di impianti innovativi per la produzione di energia verde creati da ricercatori ed imprenditori locali.
A tutto ciò sono seguiti riscontri poco rilevanti anche se rimane l’ottimismo del “bicchiere mezzo pieno” e la totale disponibilità di Legambiente a lavorare per il bene comune.
Tornando al problema della Edipower, l’argomento che ha tenuto banco è stato la mancata presentazione, da parte della A2A, del così detto “Piano industriale”; anche su questo va fatta chiarezza in quanto, proprio in virtù dei decreti autorizzativi AIA (2012) e VIA (2009), la Edipower-A2A non è tenuta a presentare alcun piano industriale ma, semplicemente e come riportato nei decreti un “Piano di adeguamento” della centrale.
“Piano di adeguamento” che non può essere quello accennato da A2A nell’incontro pubblico e che ipotizza una sorta di “riconversione” della centrale mediante l’utilizzo di CSS-Combustibile (questa è la dizione corretta, altro che sigle inesistenti sui glossari normativi comunitari e nazionali); la richiamata “riconversione” della centrale, intesa da Edipower come modifica dell’attuale assetto dell’utilizzo dei combustibili, non può essere valutata dal Ministero in quanto i Decreti autorizzativi sono relativi, solo ed esclusivamente, all’utilizzo di carbone senza tenore di zolfo ( dell’ordine dello 0,1% in peso di zolfo e fino, eccezionalmente, allo 0,24%) e ad un gruppo convertito a “turbogas”.
Anche se il governo Monti ha, fra le tante impopolari azioni, modificato la disciplina della qualifica di “rifiuto” del Combustibile Solido Secondario (CSS) (riveniente dai rifiuti urbani, eventualmente integrati da raccolte differenziate) in “CSS-Combustibile”, permettendone l’utilizzo in centrali termoelettriche ed in cementifici, resta il fatto che l’eventuale utilizzo di tale nuovo combustibile nella centrale di Brindisi Nord NON E’ POSSIBILE.
Non è possibile proprio in virtù dei decreti autorizzativi esistenti; infatti nei due Decreti sono riportati i “combustibili” che la EDIPOWER intende utilizzare e per i quali è stata valutata la relativa “incidenza ambientale”.
Nulla toglie, comunque, alla Edipower-A2A, di ripresentare una nuova richiesta di AIA e di modificare il proprio parco “combustibili”; tale richiesta prescinderebbe dalle autorizzazioni ottenute e comporterebbe l’inizio ex novo dell’iter autorizzativo, fra l’altro integrato anche dalla Valutazione di Incidenza Sanitaria (VIS), così come da normativa regionale in quanto anche tale valutazione è “sito specifica”.
Ad oggi, Edipower ha l’obbligo di presentare entro il 13/09/2013 e quindi entro il termine di un anno dalla pubblicazione sulla G.U. del Decreto autorizzativo AIA, il così detto: “Piano di adeguamento” relativo al raggiungimento dei propri obiettivi previsti e riportati nel Decreto VIA del 2009 ed in particolare:
alla realizzazione di un gruppo (il n. 3?) a ciclo combinato da circa 430 MW, con una nuova turbina a gas della taglia di circa 270 MWe, una nuova caldaia a recupero ed una turbina a vapore esistente;
alla dismissione delle esistenti sezioni 1 e 2 da 320 MWe alimentate a carbone e comunque non in esercizio per effetto del Decreto MAP n. 011/2003;
installazione di un sistema DeSOx (desolforatori) sugli esistenti gruppi 3 e 4 alimentati a carbone;
interventi sugli attuali sistemi di captazione delle polveri dei gruppi 3 e 4;
realizzazione carbonile coperto e nastri trasportatori del carbone;
realizzazione di un capannone per lo stoccaggio del gesso, di nastri e torri per la movimentazione di ceneri e gesso, in area portuale;
modifica dell’opera di presa dell’acqua di mare presso il molo di Costa Morena,
ecc.
Lo stesso “Piano di adeguamento”, inoltre, dovrà presentare un cronoprogramma degli obiettivi richiamati le cui opere dovranno essere realizzati entro 36 mesi dalla data di pubblicazione del Decreto AIA e, quindi entro il 13/9/2015.
In definitiva, il “Piano di Adeguamento” non è un “Piano di riconversione” industriale nel quale modificare, a proprio piacimento la tipologia di combustibile da utilizzare, così come riportato nell’incontro tenutosi presso il Comune di Brindisi e nel quale si è paventata, da parte dell’azienda, la possibilità di utilizzare il CSS-Combustibile e il carbone a “Basso Tenore di Zolfo” (BTZ) e non quello autorizzato con Decreto MAP “Senza Tenore di Zolfo” (STZ).
Un ultimo pensiero ritengo sia necessario riportare in merito alla composizione del CSS-Combustibile che l’azienda vorrebbe utilizzare e che, per come normato, deve possedere tre requisiti essenziali per poter essere considerato “combustibile” e non “rifiuto”, quali: il potere calorifico (> 2.500 MJ/Kg t.q.), il contenuto di cloro (< 1,0 % s.s.) ed il contenuto di mercurio (Hg) ( < 0,03 in media e <0,06 in 80° percentile mg/MJ t.q.).
Per raggiungere un potere calorifico simile al carbone da portare in co-combustione e quindi pari a circa 4500 MJ/Kg t.q., il CSS-Combustibile dovrà necessariamente essere arricchito da “plastiche” rivenienti dalle raccolte differenziate che tendono ad alzare il potere calorifico rispetto alle componenti organiche fibrose (tessili, legno, carte e cartoni); tali aggiunte, comunque, dovranno escludere i così detti “polimeri clorurati (pesanti)” che in quanto tali sforerebbero il contenuto di cloro previsto dalla norma.
L’ultimo pensiero lo rivolgo al contenuto di mercurio (Hg), per la sua forte tossicità e per il fatto che la quantità presente nel carbone verrebbe sicuramente incrementata, rispetto anche alla riduzione percentuale dell’utilizzo dello stesso carbone, portando in co-combustione il CSS-Combustibile; basti pensare che per l’abbattimento del mercurio volatile il Decreto autorizzativo VIA della centrale Edipower imponeva come prescrizione (A 19), la predisposizione di un progetto sperimentale per il trattamento dei fumi, prima dell’entrata in esercizio della centrale (sic!), che preveda tecnologie per l’abbattimento da sottoporre a verifica di ottemperanza presso il Ministero dell’Ambiente.
Non mi va di essere considerato un oltranzista ma, e a giusta ragione, ritengo che sia doveroso ricordare che i sali di mercurio, ove non trattenuti dai sistemi di captazione (scarsi quelli attuali) sono facilmente accumulabili dal corpo umano attraverso la catena alimentare.
Da quanto riportato appare chiaro che la Edipower sceglie la soluzione a minore costo ed a maggiore vantaggio per l’impresa, rinunciando al progetto approvato con un gruppo a turbogas ed a palese danno dei lavoratori e riportando, attraverso lo spettro del CSS-Combustibile, ulteriori pericoli per la collettività brindisina e le varie matrici ambientali del territorio.
Brindisi 20/05/2013 prof. dott. Francesco Magno
(direttivo Legambiente Brindisi)

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