Brindisi: un barbaro attentato ma con un lucido disegno
sabato 26 maggio 2012
Non ci sono aggettivi appropriati per definire il vile attentato all’Istituto Professionale “Laura Morvillo Falcone” di Brindisi.
All’inaudita efferatezza dell’attentato brindisino non erano arrivati né i corleonesi né i casalesi; questi non avevano osato così tanto. C’è un codice mafioso che vuole che si risparmi le donne e i ragazzi. La bestialità senz’anima degli attentatori brindisini, invece, non ha rispettato questo codice d’onore non scritto, anzi, alza il livello della spietatezza e dell’imbarbarimento.
E’ un attentato dal forte significato simbolico e “pedagogico”:
a) alla vigilia dell’anniversario della strage di Capaci al giudice Giovanni Falcone;
b) all’indomani del voto elettorale che ha deciso il radicale cambiamento nella città di Brindisi;
c) a una Scuola simbolo, intestata alla moglie del Giudice Falcone;
d) a delle ragazze del Sud che si erano segnalate a livello nazionale per aver vinto un concorso sui temi della legalità;
e) a una Scuola quasi totalmente femminile a indicare la logica più bieca della criminalità mafiosa che vuole la donna asservita, proprietà di qualcuno, culturalmente sottomessa;
f) a delle ragazze del popolo con tante storie di sacrifici alle spalle ma con tanta voglia di riscatto e solarità sui loro volti.
Ci sono tutti gli elementi, non certo per un’analisi sociologica del delittuoso evento, ma per definire questo barbaro attentato un’intimazione alla promozione culturale e civile della donna del Sud e al riscatto dell’intero Salento area fortemente ipotecata dalla quarta mafia.
La modalità non è da attentato intimidatorio, ma mostra tutte le caratteristiche di una deliberata volontà di uccidere, di eliminare delle vite, quanto più numerose possibili, in modo da rendere il vile atto tristemente clamoroso.
Si voleva pervicacemente uccidere dei ragazzi e per questo si sposta volutamente il cassonetto contenente le bombe il più vicino possibile agli studenti, giovani vite che nello splendore della loro età studiano e sperano in un Sud più libero, più vivibile, più normale.
Sono ragazze che per motivi professionali ho conosciuto, si prestano con entusiasmo, unitamente ai loro Docenti, con la loro impeccabile divisa da hostess, a organizzare i numerosi eventi che le aziende brindisine promuovono sul loro territorio. Sono ragazze che si cimentano così a prendere i primi contatti col mondo del lavoro sperando, in un domani non lontano, di entrarvi a pieno diritto culturalmente e professionalmente attrezzate.
L’attentato di sabato mattina a una fabbrica di cervelli e non a un’infrastruttura materiale, ribadisce eloquentemente, ancora una volta, quel paradosso che saggiamente aveva predetto l’indimenticabile Giudice del pool antimafia Antonino Caponetto: alla mafia fa più paura la scuola che la giustizia.
L’attentato non deve intimorire la città di Brindisi, il Salento e le genti della Puglia; sia questo motivo di riscatto e di ribellione contro tutte le ingiustizie, le violenze, le sudditanze e i soprusi.
I giovani, fatti oggetto di questa efferata mattanza, siano gli artefici di questa ribellione, i primi protagonisti di un futuro di libertà. In questo nuovo risorgimento pugliese non costringiamo, però, dei normali e spensierati ragazzi a trasformarsi in eroi; le Istituzioni siano di esempio, stiano al loro fianco e sostengano le loro aspirazioni a un futuro di dignità e di libertà, altrimenti la morte di Melissa risulterà vana.
Giuseppe Antonelli
Presidente AIART Puglia
(Associazione Italiana Spettatori Onlus)
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