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Il Tar di Lecce rimuove Haralambides

mercoledì 27 giugno 2012
Il Tar di Lecce rimuove Haralambides

 
La cittadinanza italiana è un requisito indispensabile per accedere alla carica di Presidente dell’Autorità portuale.
Con questa motivazione la prima sezione del Tribunale Amministrativo Regionale di Lecce si è definitivamente pronunciata sul ricorso proposto dall'ingegnere Calogero Casilli ed ha annullato il decreto del 7 giugno 2011 con cui il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti aveva nominato il prof. Hercules Haralambides a presidente dell'Autorità portuale di Brindisi.
Per l'organo di Giustizia Amministrativa sono, quindi, fondate le doglianze di Casilli che lamentava la mancata applicazione delle norme nazionali che impediscono la nomina del docente greco a Presidente dell'Autorità Portuale.
L'ingegnere brindisino aveva impugnato il decreto di nomina ritenendo che la cittadinanza fosse requisito necessario per svolgere la mansione di Presidente di un ente come l'Autorità Portuale.

In un primo tempo il Tar di Lecce aveva respinto, in sede cautelare, la richiesta di sospendere la nomina del prof. Hercules Haralambides.
Successivamente, Casilli aveva investito della questione il Consiglio di Stato il quale, il 16 Febbraio scorso, aveva annullato la precedente sentenza del Tar ed aveva sollecitato il Tar alla "definizione nel merito della causa".
Per il Consiglio di Stato, quindi, era proprio il Tar di Lecce l'organo deputato a decidere sulla spinosa controversia.
Ed il Tar di Lecce, dopo due camere di consiglio tenute il 24/5 ed il 21/6/2012, ha deciso nel merito.
La sentenza, depositata oggi 26 Giugno, è chiara e prorompente: Haralambides non ha le carte in regola per ricoprire il ruolo.
Decisiva per la risoluzione della controversia si è rivelata la lettura del quarto comma dell'art. 48 del trattato di Roma che istituisce la Comunità economica europea (25 marzo 1957): riferendosi alla libera circolazione dei lavoratori all’interno della Comunità, il comma in esame stabilisce che "le disposizioni non sono applicabili agli impieghi nella pubblica amministrazione “ e, quindi, anche ad un ente pubblico non economico come l'Autorità Portuale

Clicca qui per leggere la sentenza

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