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Incendio Alfa Edile: l'opinione di Francesco Magno

giovedì 12 luglio 2012

 
In relazione all'incendio dell'Alfa Edile, pubblichiamo integralmente una nota del prof. Francesco Magno inviata, per conoscenza, anche alla Procura di Brindisi.

Ieri, 10/7/2012, abbiamo vissuto l’ennesimo grave episodio d’incendio dei rifiuti smaltiti irregolarmente dalla fallita ditta Alfa Edile in un appezzamento di terreno sito alla Contrada Piccoli, nell’area industriale di Brindisi e tenuto dalla stessa in fitto.
Questo smaltimento rappresenta il più emblematico esempio di come possano farsi “affari” sui rifiuti, con la stoltezza e/o compiacenza degli Enti interessati al rilascio delle autorizzazioni; infatti lo smaltimento di quei rifiuti ha prodotto un sicuro reddito alla Alfa Edile ed un pericolo di danno alle casse pubbliche, vista la richiesta di bonificare l’area con risorse pubbliche.
Ringrazio il Sindaco per l’Ordinanza n. 11/2012, con la quale ha ritenuto doveroso avvisare la cittadinanza in merito alle concentrazioni di PM10 immesse in atmosfera a causa dell’incendio; resta il fatto che, essendo comproprietario del terreno adiacente a quello in fitto dall’Alfa Edile, sono quasi 10 anni che subisco tale ingombrante ed inquinante presenza.
Nell’Ordinanza, però, vi è un evidente errore nell’identificazione dell’area che, testual-mente viene riportata come: “impianto di stoccaggio di rifiuti speciali non pericolosi (ex Deposito Alfa Edile)”; questo palese errore mi permette, fatte salve tutte le azioni penali che sono state intraprese e quelle di responsabilità civile che intendiamo attivare, di fare chiarezza su pochi punti della vicenda, tali da far intendere ai lettori quale sia stata la capacità degli Enti di favorire (volutamente o meno) un privato, rispetto al potenziale danno arrecabile al territorio ed alla salute dei Cittadini.
Infatti, il terreno sul quale sono stati smaltiti i rifiuti non può essere identificato come “impianto di stoccaggio di rifiuti speciali”, in quanto l’area che lo ospita non ha la specifica destinazione d’uso. Il Consorzio SISRI (ora ASI) ha identificato, nelle Norme di Attuazione del proprio PRG all’art. 24, tale area come: C1: Zona Servizi, nella quale sono autorizzati solo ed esclusivamente “servizi pubblici” quali: uffici del Consorzio SISRI, per ditte di spedizione ed imballaggi, di Enti previdenziali, di società concessionarie d servizi pubblici, postali, pronto intervento di Polizie, negozi, spacci alimentari, mense, centri sociali, impianti sportivi, asili, scuole, attrezzature ricettive. E’ del tutto evidente, quin
di, che lo smaltimento di rifiuti, non era assolutamente possibile in virtù di quanto riportato nelle Norme del Piano dello stesso SISRI.
Né era giustificata, da parte dell’Alfa Edile, la richiesta alla Provincia di utilizzare quel terreno per lo “stoccaggio provvisorio”, ai sensi dell’art. 33 del vecchio Decreto Ronchi, in quanto, sostanzialmente, era ben cosciente della mancanza della destinazione d’uso del terreno; destinazione richiesta dalla stessa Provincia e avvalorata da una “relazione di sopralluogo” (06/11/2003) dell’ufficio che riporta testualmente: “il sito non può essere destinato a mero deposito di magazzino o merci”.
Però, con tutto ciò, viene data autorizzazione alla Alfa Edile, in quanto la Provincia fa riferimento “al benestare dello stoccaggio provvisorio di materiale plastico per 24 mesi” rilasciato dal Consorzio SISRI, previa richiesta della stessa Alfa Edile.
Proprio il Consorzio SISRI, in data 28/11/2003, pur cosciente della oggettiva impossibilità di destinare a smaltimento l’area presa in fitto dalla Alfa Edile, rilascia parere favorevole ed afferma, testualmente: “La provvisorietà del benestare in argomento, nonché la relativa insindacabile revocabilità consortile, rinviene dalla destinazione urbanistica dell’area (C1- Zona per servizi”) .
Mi chiedo: è possibile mutare la destinazione di uno strumento urbanistico, se pur per 24 mesi, attraverso l’esclusiva autorizzazione del dirigente?
Ma non è finita, in quanto, per giustificare l’autorizzazione, definita come “benestare allo stoccaggio provvisorio di materiale plastico”, il Consorzio ASI riporta che la decisione è: “Al fine di favorire lo sviluppo produttivo della società in indirizzo…..omissis..”.
E’ questo il nuovo modello di sviluppo avanzato dal Consorzio SISRI? Favorire lo sviluppo produttivo di un privato, modificando a piacimento le norme esistenti e favorendo l’inquinamento ed il pericolo per la salute pubblica?
Nella richiamata autorizzazione della Provincia (D.D. n. 130/2004), il “Visto” più evidente, è quello, appunto, relativo al “benestare” rilasciato dal Consorzio SISRI alla Alfa Edile e quanto questo sia stato fondamentale per la concessione dell’autorizzazione; l’assurdo è che si rileva un palleggiamento di “se” ed una sostanziale carenza nel rispetto della normativa.
Ambedue gli Enti, a mio personale avviso, avrebbero dovuto, immediatamente, dopo l’avvio della procedura autorizzativa, verificare la tipologia del rifiuto smaltito, le condizioni di salvaguardia ambientale della falda e dei terreni, le condizioni di salvaguardia dagli incendi, ecc. . Invece, solo dopo il primo incendio dell’agosto del 2004 ed il meritorio intervento della Procura e dei NOE, la Provincia ha sospeso l’autorizzazione.
Dopo l’incendio del 2004 e quelli successivi, fino all’ultimo di ieri, la quantità di rifiuti smaltiti si è notevolmente ridotta per combustione della parte organica.
Che fosse questa la ragione della presunta “autocombustione” (con un incendio avvenuto anche a gennaio)?
Ciò che mi fa rabbia è relativo alla sussistenza di tutti i presupposti per supporre che le due autorizzazioni, rilasciate in maniera a dir poco amichevole, hanno danneggiato i terreni adiacenti (impatto visivo, inquinamento, impossibilità di utilizzo, ecc.) ma, ancor più, la salute dei lavoratori che vi operano nell’intorno e, come riportato dal Sindaco nell’Ordinanza n. 11, degli stessi Cittadini.
Ancora più assurdo è, ad avviso dello scrivente, l’atteggiamento di totale disinteresse verso la questione da parte del Comune, nell’assolvimento delle proprie funzioni di “custode giudiziale”; infatti, mi sono più volte recato sulla mia proprietà ed ho potuto constatare il totale abbandono dell’area adiacente e sul quale sono smaltiti i rifiuti, con il cancello di accesso aperto, l’eliminazione dei sigilli, l’apertura di varchi nella recinzione della mia proprietà ed il mancato rifacimento del muro di confine.
Per questo ultimo aspetto vi è apposita Delibera di Giunta Comunale (n. 360/2008) che prevedeva oltre che la caratterizzazione dei rifiuti, anche il rifacimento del muro di confine abbattuto, in parte, per far accedere i mezzi antincendio; nella stessa delibera era previsto uno stanziamento di € 240.000,00 per la rimozione dei rifiuti, ulteriormente incrementati fino ad 800.000,00 €.
E’ un assurdo che in presenza di evidenti irregolarità amministrative nel rilascio dell’autorizzazione alla Alfa Edile, si debbano pagare gli errori altrui con i soldi pubblici e con lo strumento della “variazione di bilancio”.
Questo io non lo accetto, io che sono l’ultimo dei cittadini, ma che nel settembre del 2008, non lo accettavano neppure i Consiglieri comunali Dott. Monetti e Dott. V. Guadalupi che, in un vivace Consiglio, non votarono la richiesta “variazione di bilancio”, rappresentando, con ciò e degnamente, la volontà e gli interessi della popolazione amministrata.
Vengano purea allocate in città 1, 10, 100, 1000, piante ornamentali con i soldi pubblici, ma paghi di tasca propria chi ha sbagliato ed ha messo a repentaglio la salute dei lavoratori di Contrada Piccoli e dei Cittadini interessati dalle varie nubi tossiche che regolarmente, nel periodo estivo, si sprigionano dall’ex deposito Alfa Edile.
La presente viene rimessa, per conoscenza, anche alla Procura di Brindisi, in virtù dei numerosi fascicoli aperti in merito alla questione ed alla verifica di eventuali ulteriori responsabilità non eventualmente emerse nei richiamati fascicoli.

prof. dott. Francesco Magno

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