A scuola arriva la piramide transculturale
mercoledì 23 settembre 2015
"Cosa hai mangiato oggi a scuola?" "Insalata di miglio, con olive, carote e zucchine". "E come frutta?" "Mele e papaya". Capita che, tornando a casa, tra le prime cose che mamma e papà chiedono ai piccoli dopo una giornata di scuola ci sia il menu del giorno. E capita (o capiterà sempre più spesso) che le risposte dei piccoli siano diverse da quelle che davano a loro volta mamma e papà ai loro genitori. Perché, così come cambia la società, si modifica anche il menu a tavola, tanto che la Società Italiana di Pediatria ha presentato una nuova piramide alimentare per i bambini: uno strumento di educazione alimentare multietnico, che tenga conto anche dei sapori cui sono abituati i bambini che vivono nel nostro paese e provengono da culture diverse. Ecco quindi che accanto a riso e pasta, arrivano miglio, quinoa e sorgo, e insieme alle fragole e alle ciliegie, litchis, guava e jackfruit. Senza stravolgere i principi della dieta mediterranea, racconta Elvira Verduci, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria e ricercatrice all'università di Milano.
Multietnici anche a tavola. "L'idea della piramide transculturale nasce da una semplice osservazione. Nel nostro paese sono circa un milione i bambini stranieri, circa il 10% della popolazione sotto i 18 anni. Tutti questi bambini provengono da culture con abitudini alimentari diverse dalle nostre, ma che non per questo non possono essere integrate con quelle della dieta mediterranea tradizionale", spiega la nutrizionista. "Per questo, quello che abbiamo fatto è stato considerare le preferenze in fatto di cibo di quattro macroaree: la mediterranea, l'asiatica, l'africana e quelle dell'America latina, valutando le singole peculiarità a tavola per integrarle in un unico schema alimentare". Il punto chiave, infatti, sottolinea la ricercatrice, è stato quello di integrare alla dieta mediterranea, alla quale si riconoscono benefici contro obesità, diabete, ipertensione arteriosa e tumori, la possibilità di scelta e preferenza. Per tutti i bambini di tutte le culture. "Il messaggio è che anche a tavola è possibile aprirsi alle diversità e alle tipicità delle altre culture", ribadisce Verduci.
A merenda, tra mango e jackfruit. Dato per scontato che alla base di uno stile di vita sano ci debba sempre essere una buona dose di attività fisica, abbinata a un adeguato riposo, la piramide multietnica si fonda, proprio come quella più tradizionale, su un largo consumo di frutta e verdura, dalle tre alle cinque porzioni al giorno. Senza limitarsi a carote, melanzane, zucchine, mele, pere, fichi ed uva o quant'altro abbiamo imparato a conoscere nelle nostre campagne. Gombo, frutto della passione, mango, papaia e germogli di bamboo entrano a pieno diritto nella parte bassa della piramide. Con qualche piccola accortezza: non più di 2-3 volte alla settimana per kiwi, uva, banana, ananas, papaya, jackfruit (hanno un indice glicemico medio alto e quindi alzano rapidamente la glicemia) e non più di una volta a settimana per platano, datteri, avocado e tamarindo (alcuni perché hanno indice glicemico alto, altri perché molto grassi e calorici).
Metti il miglio nell'insalata. Appena sopra frutta e verdura, accanto ai cereali tradizionali come riso, grano, farro e orzo compaiono quinoa, sorgo, miglio, amaranto e grano saraceno, senza stravolgere le cucine di casa o delle mense a scuola. "Questi cereali poco comuni da noi non richiedono particolari tecniche di preparazione", spiega Verduci: "Si consumano, meglio se al dente, in maniera analoga a pasta e riso, nelle insalate e nelle zuppe per esempio, insieme a pesce o verdure, o magari insieme ai legumi, abbinando i carboidrati dei cereali alle proteine di questi vegetali, in un piatto unico". Inoltre, continua la ricercatrice "parliamo di cereali che hanno dei grandi vantaggi dal punto di vista nutrizionale, perché sono generalmente poco raffinati e contengono un elevato contenuto di fibre e hanno un indice glicemico mediamente più basso di pasta e riso". Più in alto nella piramide troviamo, come altra novità, i semi: che siano di lino o zucca una porzione al giorno rende più gustosi gli snack o le insalate e arricchisce la dieta di acidi grassi polinsaturi essenziali. Yogurt e latte? Una-due porzioni al dì. E i formaggi? Due volte a settimana. Le raccomandazione per il pesce, meglio se azzurro (come alici e sarde), e carne (preferendo quella bianca di pollo, vitello e coniglio), sono invece di tre porzioni a settimana. E di tanto in tanto, con moderazione, perché non regalarsi il piacere di un dulche de leche o di banane verdi stufate?
Uno strumento per la famiglia e i pediatri. Pensata come strumento per indirizzare al meglio le scelte di mamma e papà in tavola, ma anche quelle dei nutrizionisti delle scuole, la piramide transculturale è uno strumento anche per il pediatra stesso, per "garantire il soddisfacimento dei bisogni nutrizionali del bambino, nel rispetto delle esigenze culturali e religiose dei popoli di appartenenza, evitando i rischi di squilibri nutrizionali", ha ribadito Giovanni Corsello, Presidente della Società Italiana di Pediatria. Così che, quando si trova di fronte a una famiglia di cultura diversa, il pediatra deve conoscerne abitudini e tradizione, e tener conto delle differenze (basti pensare al divieto di consumo di carne di mucca di alcuni paesi o alle scelte vegetariane e vegane di determinate culture) e possa elaborare così una strategia nutrizionale globalizzata. Adatta a ogni bambino.
Multietnici anche a tavola. "L'idea della piramide transculturale nasce da una semplice osservazione. Nel nostro paese sono circa un milione i bambini stranieri, circa il 10% della popolazione sotto i 18 anni. Tutti questi bambini provengono da culture con abitudini alimentari diverse dalle nostre, ma che non per questo non possono essere integrate con quelle della dieta mediterranea tradizionale", spiega la nutrizionista. "Per questo, quello che abbiamo fatto è stato considerare le preferenze in fatto di cibo di quattro macroaree: la mediterranea, l'asiatica, l'africana e quelle dell'America latina, valutando le singole peculiarità a tavola per integrarle in un unico schema alimentare". Il punto chiave, infatti, sottolinea la ricercatrice, è stato quello di integrare alla dieta mediterranea, alla quale si riconoscono benefici contro obesità, diabete, ipertensione arteriosa e tumori, la possibilità di scelta e preferenza. Per tutti i bambini di tutte le culture. "Il messaggio è che anche a tavola è possibile aprirsi alle diversità e alle tipicità delle altre culture", ribadisce Verduci.
A merenda, tra mango e jackfruit. Dato per scontato che alla base di uno stile di vita sano ci debba sempre essere una buona dose di attività fisica, abbinata a un adeguato riposo, la piramide multietnica si fonda, proprio come quella più tradizionale, su un largo consumo di frutta e verdura, dalle tre alle cinque porzioni al giorno. Senza limitarsi a carote, melanzane, zucchine, mele, pere, fichi ed uva o quant'altro abbiamo imparato a conoscere nelle nostre campagne. Gombo, frutto della passione, mango, papaia e germogli di bamboo entrano a pieno diritto nella parte bassa della piramide. Con qualche piccola accortezza: non più di 2-3 volte alla settimana per kiwi, uva, banana, ananas, papaya, jackfruit (hanno un indice glicemico medio alto e quindi alzano rapidamente la glicemia) e non più di una volta a settimana per platano, datteri, avocado e tamarindo (alcuni perché hanno indice glicemico alto, altri perché molto grassi e calorici).
Metti il miglio nell'insalata. Appena sopra frutta e verdura, accanto ai cereali tradizionali come riso, grano, farro e orzo compaiono quinoa, sorgo, miglio, amaranto e grano saraceno, senza stravolgere le cucine di casa o delle mense a scuola. "Questi cereali poco comuni da noi non richiedono particolari tecniche di preparazione", spiega Verduci: "Si consumano, meglio se al dente, in maniera analoga a pasta e riso, nelle insalate e nelle zuppe per esempio, insieme a pesce o verdure, o magari insieme ai legumi, abbinando i carboidrati dei cereali alle proteine di questi vegetali, in un piatto unico". Inoltre, continua la ricercatrice "parliamo di cereali che hanno dei grandi vantaggi dal punto di vista nutrizionale, perché sono generalmente poco raffinati e contengono un elevato contenuto di fibre e hanno un indice glicemico mediamente più basso di pasta e riso". Più in alto nella piramide troviamo, come altra novità, i semi: che siano di lino o zucca una porzione al giorno rende più gustosi gli snack o le insalate e arricchisce la dieta di acidi grassi polinsaturi essenziali. Yogurt e latte? Una-due porzioni al dì. E i formaggi? Due volte a settimana. Le raccomandazione per il pesce, meglio se azzurro (come alici e sarde), e carne (preferendo quella bianca di pollo, vitello e coniglio), sono invece di tre porzioni a settimana. E di tanto in tanto, con moderazione, perché non regalarsi il piacere di un dulche de leche o di banane verdi stufate?
Uno strumento per la famiglia e i pediatri. Pensata come strumento per indirizzare al meglio le scelte di mamma e papà in tavola, ma anche quelle dei nutrizionisti delle scuole, la piramide transculturale è uno strumento anche per il pediatra stesso, per "garantire il soddisfacimento dei bisogni nutrizionali del bambino, nel rispetto delle esigenze culturali e religiose dei popoli di appartenenza, evitando i rischi di squilibri nutrizionali", ha ribadito Giovanni Corsello, Presidente della Società Italiana di Pediatria. Così che, quando si trova di fronte a una famiglia di cultura diversa, il pediatra deve conoscerne abitudini e tradizione, e tener conto delle differenze (basti pensare al divieto di consumo di carne di mucca di alcuni paesi o alle scelte vegetariane e vegane di determinate culture) e possa elaborare così una strategia nutrizionale globalizzata. Adatta a ogni bambino.
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